Ettore

Ettore

domenica 3 maggio 2015

Alle commesse dalle chiappe strette

Se metti un paio di scarpe in vetrina e non scrivi quanto costano è inutile che mi guardi scocciata se ti zompo carica e sorridente in negozio (negozio peraltro in cui siete presenti soltanto tu e l'eco dei tuoi passi) per sapere il prezzo! Irritante è anche la faccia da culo che metti su mentre mi squadri dalla testa i piedi per capire se me le posso permettere.
Il tuo lavoro è di darmi un'alternativa se non c'è il prodotto che cerco. Il tuo lavoro è creare in me un bisogno e soddisfarlo. Il tuo lavoro è quello di vendere non di presupporre. 
Fare un sorriso non costa nulla e forse, dico forse, ti farebbe finalizzare qualche vendita in più. Invece, cara la mia Princifaiga Di Legno, se i clienti fossero come me tu chiuderesti bottega, il problema è che c'è tanta gente a cui piace essere trattata male pur di dire in giro che fa shopping nel negozio X. 
Dimenticavo: due negozi più giù, commessa disponibile e piena di sole, scarpa pagata due volte tanto la tua, cara commessa dei miei stivali... Anzi, delle mie tennis! 



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